Di seguito ci siamo permessi di inserire una piccola selezione di punti di interesse nei pressi dell’Albergo Marin per permettervi di apprezzare ancora prima del vostro arrivo le meraviglie della splendida Venezia.

Il più antico squero di Venezia

Tra le meraviglie che si possono scoprire durante il vostro soggiorno nella città lagunare, non bisogna perdere l’occasione di visitare un luogo pittoresco e famoso: lo storico Squero di San Trovaso.

Per un’esperienza del tutto veneziana e unica, non bisogna farsi mancare una tappa lungo rio San Trovaso ad uno dei  più antichi Squeri veneziani ancora attivi e meta ogni giorno di turisti che si fermano ad ammirarlo; risalente al seicento nello Squero, termine veneziano per cantiere, in passato si riparavano e costruivano le imbarcazioni non di grandi dimensioni della tradizione navale veneziana mentre oggi è la gondola che fa da protagonista ed è possibile ammirare come viene costruita o riparata.

Osservandolo bene l’edificio dove si trova lo squero ricorda molto uno chalet di montagna e non un tipico cantiere veneziano, questo per le origini cadorine di molti squerarioli abili a lavorare con il legno: durante la settimana è possibile vivere l’esperienza dello squero veneziano con delle autentiche guide, poichè con gruppi di almeno 25 persone si possono organizzare delle visite turistiche all’interno dello squero stesso guidati dagli squerarioli che in circa trenta minuti saranno i vostri anfitrioni per scoprire come nasce e viene lavorata un’originale gondola veneziana.

Il vostro soggiorno a Venezia si arricchirà di un sapore diverso scoprendo il pittoresco Squero veneziano e conoscendo così più da vicino come viene lavorata la gondola che poi vi porterà a scoprire la magia dei meravigliosi scorci tra i canali di Venezia!

I “baicoli”, i biscotti veneziani più buoni

I baìcoli sono dei biscottini leggermente dolci e croccanti chiamati così da un pasticcere veneziano del ‘700 per la forma che ricordano, prima di essere tagliati a biscotto, un cefalo. La preparazione è abbastanza lunga ma una volta fatti si conservano anche per mesi. Li potete, comunque, trovare anche in negozio. Possono essere accompagnati col caffé, zabaione, vino aromatizzato o con cioccolata calda con cannella e noce moscata come si faceva all’epoca.

Il fantasma di Campiello del Remer

Nei pressi del Ponte di Rialto, e più precisamente in Campiello del Remer, che si affaccia sulla del Canal Grande nei pressi del Ponte di Rialto vi potrebbe capitare di assistere ad un’agghiacciante visione: il corpo di Fosco Loredan che affiora dall’acqua con la testa di sua moglie Elena tra le mani, che lui stesso mozzò in un impeto di gelosia.

Il nobile Fosco Loredan era geloso della bella Elena, una delle figlie del fratello del doge Marino Grimani. Una sera il doge, passando da quelle parti, sentì una donna gridare dalla paura inseguita da un uomo con la spada sguainata. Il doge subito li rincorse trovandoli proprio in campiello del Remèr. Il doge non fece neanche a tempo di girarsi che Fosco mozzò la testa alla moglie. Marino Grimani furibondo si frenò di fare la stessa cosa sull’assassino che lo implorava di lasciarlo in vita e ordinò di far decidere al Papa il suo destino. E così fece, si allontanò e andò a Roma. Dopo cinque mesi il Papa non lo volle neanche ricevere. Fece ritorno a Venezia, andò in campiello del Remèr e là, nel Canal Grande, si lasciò annegare.

Veronica Franco, la cortigiana onesta.

« Se siamo armate e addestrate siamo in grado di convincere gli uomini che anche noi abbiamo mani, piedi e un cuore come il loro; e anche se siamo delicate e tenere, ci sono uomini delicati che possono essere anche forti e uomini volgari e violenti che sono dei codardi. Le donne non hanno ancora capito che dovrebbero comportarsi così, in questo modo riuscirebbero a combattere fino alla morte; e per dimostrare che ciò è vero, sarò la prima ad agire, ergendomi a modello. »

La Franco non era solo un’intellettuale e una sensuale cortigiana ma anche una machiavellica tessitrice di trame politiche.

La società rinascimentale di Venezia riconosceva due diversi tipi di cortigiane: la cortigiana onesta, ossia la cortigiana intellettuale, e la cortigiana di lume, (più simile alle moderne prostitute), una cortigiana dei ceti bassi, che viveva e praticava il mestiere vicino al Ponte di Rialto. Veronica raggiunse un ottimo livello culturale: segno che dovette continuare a studiare per proprio conto e far tesoro di tutto quello che apprese nei circoli culturali veneziani nei quali fu ammessa. A cominciare da quello, importantissimo, di Domenico Venier, suo pigmalione e mecenate.

I clienti di Veronica erano nobili, prelati, intellettuali e artisti. Nel 1574 vi si aggiunse Enrico di Valois, che dalla Polonia, di cui era re, stava andando a Parigi, per salire sul trono di Francia con il nome di Enrico III. La Serenissima lo accolse con 11 giorni di festeggiamenti, organizzati da artisti come Andrea Palladio, Andrea Gabrieli, Paolo Veronese e il Tintoretto. La Franco non fu soltanto il “regalo” di una notte offerto dalla Repubblica a un prezioso alleato, ma anche, visto il suo acceso nazionalismo, una spia virtuale: le cortigiane potevano approfittare dell’intimità per carpire segreti di Stato a clienti e stranieri di passaggio.

Benché Veronica Franco non si sia quasi mai mossa dalla sua città, se non per un pellegrinaggio a Roma, in occasione del Giubileo del 1575, e per qualche viaggio di “affari” in Veneto, la sua vita è stata ricca di eventi e colpi di scena. In particolare: la sfida con Maffio Venier; il processo davanti all’Inquisizione e la proposta di aprire un istituto per le ex-prostitute.

“Bigòi in salsa”, un primo piatto tutto veneziano

bigoi in salsa sono un primo piatto tipico del Veneto che, secondo tradizione, venivano consumati durante i giorni di magro, come la vigilia di Natale, il venerdì Santo e il mercoledì delle Ceneri.

I bigoli in salsa sono realizzati con un condimento semplice, ma molto gustoso, formato da cipolle affettate finissime e acciughe (o sarde) disciolte lentamente in olio di oliva. I bigoli, anch’essi tipici del Veneto (si preferisce “el bigoèo nero de Bassan”), sono un formato di pasta somigliante per forma a dei grossi spaghetti dalla superficie ruvida; oltre ad essere preparati con farina di grano tenero, possono essere realizzati anche con farina integrale, con o senza uova.

Il pizzo di Burano

“Una delle più famose leggende di Burano narra che un antico pescatore promesso alle nozze, mentre stava pescando al di fuori della laguna, nel mare orientale, resistette ad una sirena che ha cercato di sedurlo con il suo canto. Così ricevette un regalo dalla Regina delle Sirene, incantata dalla fedeltà dell’uomo: la sirena batté il lato della barca dalla sua altezza, creando una schiuma da cui uscì un velo da sposa e tornando a casa il giorno del matrimonio lo donò alla sua fidanzata. Ammirato e invidiato da tutte le ragazze dell’isola, si iniziò a imitare il pizzo del velo da sposa impiegando aghi e filo sempre più sottili, sperando di crearne uno ancora più bello per i loro abiti da sposa”

Burano si vanta come il più antico centro di pizzo ricamato con ago. Oggi molti dei lavori di pizzo di Burano sono esposti nel Museo del Merletto, nella piazzetta di Burano. Il pizzo è una parte importante dell’isola tanto che il nome di una famosa lavoratrice di merletti, Cencia Scarpariola, è diventato il nome di una via.

Il pizzo è creato in 5 passaggi, ognuno eseguito da persone diverse. Nel 1900, a Burano il pizzo è ricamato da meno persone rispetto al 1500, perché molte giovani donne andavano a lavorare nelle sartorie Murano o Venezia. Le donne che lo facevano, però, iniziavano molto presto, dal momento che non frequentano la scuola e trascorrevano tutto il tempo con le loro madri che insegnavano loro come produrlo. A 12-13 anni cominciavano ad andare a scuola presso la Scuola dei Merletti, gestito da suore.

C’è anche un Museo del Merletto a Burano che mostra pezzi unici di pizzo di Burano.

Il vetro di Murano

Il vetro di Murano è un prodotto famoso dell’isola veneziana di Murano. Situata a largo di Venezia, Murano è sempre stata un porto commerciale dal VII secolo. Dal X secolo, la città è diventata molto conosciuta per i suoi soffiatori di vetro che creano l’unico nel suo genere vetro di Murano.

Il processo di lavorazione del vetro di Murano è molto complesso. La maggior parte della creazioni del vetro di Murano è realizzata con la tecnica del vetro a lume. Il vetro è fatto da silice, che diventa liquido a temperature elevate. Come il vetro passa dallo stato liquido allo stato solido, c’è un intervallo in cui il vetro è molle prima che indurisca completamente, permettendo l’artigiano di modellare il materiale.

Oggi, Murano è la patria di un gran numero di fabbriche e studi di alcuni singoli artisti che fanno ogni sorta di oggetti in vetro dai calici commercializzati in massa alle originali sculture. Il Museo del Vetro nel Palazzo Giustinian mostra la storia del vetro, così come i campioni di vetro che vanno dai tempi egiziani fino ai giorni nostri.

La Gondola

La Gondola veneziana è considerata l’imbarcazione più bella del mondo e simbolo universale della città di Venezia. La bellezza della gondola è data dalla linea sinuosa ed elegante, dal meraviglioso ambiente in cui si muove, ma anche dalla sua unività di costruzione: è un’imbarcazione lunga 11 metri e pesante anche 600 kg, frutto di una tecnica costruttiva così eccelsa da poter esser manovrata con leggerezza e facilità da una sola persona e con un solo remo.

Ogni particolare della gondola ha una sua precisa simbologia, in special modo quelli di metallo, dove l’eleganza formale si lega alla praticità e alla utilità. Il ferro di prua delle gondole, detto “fero de pròra” o “dolfin”, serve a bilanciare il peso del gondoliere e ha una forma a “s” che dovrebbe simulare l’andamento del Canal Grande. Sotto la lama principale ha una specie di pettine formato da sei denti (rebbi).

“Cicchetti” veneziani

Si tratta di uno stuzzichino rompidigiuno, consumato solitamente di mattina quando non c’è tempo da perdere.
A Venezia il cicchetto è associato indissolubilmente ad una “ombra”, ossia un bicchiere di vino. Quest’ultima istituzione locale sembra prenda il nome dall’antica abitudine dei mercanti di piazzare i banchi di mescita all’ombra del campanile di San Marco per tenere fresco il vino; ancor oggi nella città lagunare si dice “andar per ombre”, quando si vuole indicare il rito dello spuntino di mezza mattina.
Sono molti i bacari (osterie) dove è possibile trovare il cicchetto, la cui composizione varia a seconda del periodo dell’anno. Si tratta di un piccolo assaggio di pesce o di salumi, caldo o freddo, appoggiato su pane.
Sorseggiando la “ombra” è possibile per esempio degustare baccalà mantecato, sarde in saor, vongole, chioccioline di mare, moscardini appena lessati (polipetti di piccole dimensioni) e nervetti (cartilagini di vitello lessate e servite in aceto e olio).

Lo Spritz

Lo spritz è un cocktail di origine austrungarica (il nome deriva dal verbo tedesco “spritzen”, che significa “spruzzare”) nato dalla semplicissima miscela di acqua gassata e vino, poichè gli austriaci non reggevano l’alto tasso alcolico dei vini veneziani. Affermatosi e affinatosi col tempo nei bar soprattutto del Veneto, ha modificato la ricetta d’origine: l’acqua è diventata “soda” e il vino spumante. Ma si è soprattutto aggiunto almeno un terzo ingrediente, che varia secondo l’estro del barman e può essere Aperol, Campari o Select. Per questa sua natura popolare e per la forte connotazione regionale, lo spritz ha faticato a imporsi sul mercato nazionale finché (con la risolutiva complicità della campagna pubblicitaria dell’Aperol) ha sfondato il muro della diffidenza, conquistando il resto d’Italia e oggi si fa largo tra i buffet dell’aperitivo, ruba la scena a caipirinhe e caipiroske, mette d’accordo gli amanti del vino e quelli dei cocktail, collocandosi a metà strada per gusto e consistenza alcolica.